Cruyff. Un'eredità immensa. Una leggenda. Un calciatore che andava a mille, a livello fisico-calcistico ma anche a livello mentale e stilistico, quando tutti andavano a cento. È sempre stato avanti. In tutto. In quelli che forse sono stati gli anni più "strani" della storia. Un'eccessività sobria. E poi quel carisma. Quella personalità. Quando il calcio era un'altra cosa forse, non uno spettacolo spesso grottesco. Grazie di tutto campione, la saluta uno che avrebbe tanto voluto vederla dal vivo e rimanere a bocca aperta davanti alla sua classe.
Questo blog tratta sopratutto argomenti inerenti al mondo dello sport e in particolare del calcio, italiano e non, avvalendosi dei pezzi da me pubblicati sulle varie testate giornalistiche sportive per le quali collaboro quotidianamente.
giovedì 24 marzo 2016
mercoledì 2 marzo 2016
Inter-Juventus, e m'innamoro ancora del calcio
Partiamo dalla fine. La Juventus che esulta al Meazza. Prevedibile: il 3-0 dell’andata rappresentava quella che i telecronisti old style definirebbero come “una seria ipoteca” sulla qualificazione in finale di Coppa Italia. La festa bianconera però “nasconde” 120 minuti in cui il calcio si è palesato in tutta la sua bellezza e in tutta la sua crudeltà.
E così un’Inter vittima sacrificale tira fuori quegli attributi che solo domenica sera sembravano inesistenti (secondo il ds Ausilio), e stende una Juve forse troppo sicura, versione “la gestiamo senza patemi”. 3-0 e inerzia del match in pugno. Il tempo scivola: veloce per l’Inter, lentissimo per una Juve che scopre di potersi trovare in difficoltà come forse mai in questa stagione. I fuochi d’artificio dei supplementari. 3-0 e inerzia del match in pugno.
Chi l’avrebbe mai detto? Ecco i fantasmi, ecco che cambia tutto, ecco che il pensiero s’insinua tra tifosi e giocatori “hanno recuperato 3 gol, hanno il morale alto, contro chi sa di aver dilapidato un vantaggio enorme. Sarà finale!”. Dal dischetto però il copione cambia ancora. Ragazzi, è il calcio: bello quanto crudele, prevedibile quanto imprevedibile. Il finale lo conosciamo già. Ma stasera sia chi ha vinto che chi ha perso si è innamorato ancora una volta di quel folle pallone.
Marco Beltrami
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