lunedì 21 novembre 2011

Addio a Mario Martiradonna, e forse ad un calcio che non c'è più


Fonte: Go-Bari.it

Un calcio d'altri tempi, fatto di immagini in bianco e nero, di maglie sudate, di terreni di gioco non sempre perfetti e di calciatori che badavano solo alla sostanza e non al look o agli sponsor.

Era questo il calcio di Mario Martiradonna, difensore del super Cagliari dello scudetto del 1970. Un cognome lungo e quasi impronunciabile, ma difficile da dimenticare, così come erano difficili da dimenticare le sue prestazioni tutta grinta e generosità, testimoniate da quel naso "rovinato" per sempre da uno scontro con un avversario. Una vita dedicata al calcio per Martiradonna che si è arreso ad un male incurabile che lo ha portato via a 73 anni. Teramo, Reggiana e infine quel Cagliari dove rimase fino alla fine della carriera. Una carriera vissuta da professionista esemplare fino in fondo, con la consapevolezza forse di aver raccolto anche meno di quanto avesse seminato. Negli anni vissuti in Sardegna Martiradonna era diventato il baluardo della difesa rossoblu, uno dei 5 giocatori capaci di portare il Cagliari in Serie A e di vincere poi il titolo, il numero 2 per eccellenza con un compito specifico: quello di essere l' "addetto" ad occuparsi dell'avversario più pericoloso. Altro che zona, altro che tatticismi: Martiradonna era l'incubo degli avversari, che non faceva respirare con un pressing costante. Nonostante questo, per lui niente Nazionale; quella Nazionale nella quale il nome di Burgnich, nel suo ruolo, regnava sovrano. Una beffa per Martiradonna che a testa bassa è sempre andato avanti, contro tutto e tutti, anche quando fare il calciatore non era sinonimo di riccchezza, ma solamente una passione e un lavoro come gli altri.

Oggi sono in tanti a ricordarsi di lui, uomo vero dentro e fuori dal campo capace di vivere il calcio come uno sport, accettando tutto quello che la vita sportiva e non solo gli offriva quotidianamente nel bene e nel male.

Marco Beltrami

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