martedì 16 agosto 2011

RAUL GONZALES BLANCO: QUANDO IL GOL NON HA ETA’




Il calcio dei giorni nostri è sempre più caratterizzato da campioni, che spendono il loro talento dietro al fascino del dio denaro. Esempi non mancano, parliamo del viziato Balotelli, del presuntuoso Cassano, dell’irascibile Ibra e dell’impaziente Sneijder. Decisamente altra pasta i Zanetti, i Del Piero, i Gattuso, tutta gente che mette la squadra prima dell’interesse personale, pronta a sacrificarsi, a ingoiare bocconi amari, anche a subire trattamenti indegni senza fiatare, per poi reagire e dimostrare a tutti cosa significhi avere gli attributi. Non come i piagnucolanti ragazzini d’oggi, pronti a far la guerra all’allenatore se gli toglie la playstation durante il ritiro…

Tra questi speciali campioni anche Raùl Gonzalez Blanco. Attaccante 34 enne, veterano della nazionale spagnola e per 18 anni punta di diamante del Real Madrid con cui ha vinto praticamente tutto.

Il 26 luglio 2010 Raul ha avuto il coraggio di lasciare uno dei club più forti al mondo, che lo ha lanciato nel mondo del calcio, per rimettersi in gioco. E per farlo ha scelto una squadra dal nome meno altisonante: lo Schalke 04. Anche qui il campione spagnolo ha sbalordito tutti coloro che lo davano per finito. Continuando a segnare gol a raffica. Non ultimo il pallonetto con cui ha consentito al suo Schalke di superare il Colonia con un netto 5 a 1 all’apertura della nuova stagione
in Bundesliga.

Ciò che colpisce non è però solo la classe cristallina, capace di fare la differenza anche a 34 anni suonati. Ma anche l’uomo. Il campione, dopo la partita, che si vinca o che si perda, è quello che si presenta ai microfoni, che spiega, che racconta, giustifica e si schermisce, quello che – nonostante il palmares – scansa i complimenti e li gira – umilmente – ai compagni. Quello che manda gli auguri di pronta guarigione a Inzaghi – diretto concorrente per il record storico – che gli augura di rivederlo sul campo, che dopo i quarti di andata di Champions contro l’Inter si prende la standing ovation di San Siro e ringrazia.

Ma San Siro non lo ha applaudito solo per la sua bacheca, ma soprattutto per quella rincorsa, al 90’, sul 5 a 2, su Sneijder. Quella scivolata, è la fotografia del campione. Molti che già si professano tali dopo un paio di partite buone, dovrebbero ancora averla appesa in cameretta e adorarla come un santino

Giovanni Gagliardi,
giornalista e appassionato di calcio, dotato di un particolare acume critico che gli permette di evidenziare gli aspetti meno scontati di tutto ciò che ruota intorno allo sport più bello del mondo.

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