giovedì 1 settembre 2011

Pensavo fosse il fair play finanziario invece era un … calesse


Premessa: Massimo ( Trosi ), perdonaci …


C’era una volta il Milan di Berlusconi che comprava calciatori quasi fossero figurine … Era, quello, un Milan che collezionava campioni anche solo per lo “sfizio” di tenerli seduti in panchina, o meglio ancora, in tribuna. Come non ricordare il Milan dei primi anni ’90, che schierava in campo Van Basten e Gullit, in panchina Papin e Savicevic ed in tribuna Boban, Massaro e Lentini… Un lusso che solo qui, in Italia, potevamo permetterci …
E il Parma di Calisto Tanzi, lo ricordate? Una piccola città della Romagna resa “grande” dal Re dell’Impero Parmalat: dalla serie B di fine anni ’80 fino all’Europa che conta negli anni ’90: acquistando giocatori “mostruosi” a suon di miliardi (parliamo di vecchie lire …): Buffon, Cannavaro, Thuram, Boghossian, Veron, Crespo, Amoroso e via dicendo.
Il marchio Cirio, invece, a cosa ci fa pensare? Al ragù sulla pasta? Non solo. Sergio Cragnotti nel 1994 divenne azionista unico della Cirio ed dal 1992 fino al 2003 il patron della Lazio. Grazie a lui la Lazio vinceva ed acquistava. Acquistava e vinceva. Ruben Sosa, Marchegiani, Boksic, Winter, Signori, Veron, Mancini, Salas. Fino a volare in alto. Più in alto dell’aquila Olimpia. Fino allo scudetto. Hernan Crespo, acquistato dal Parma per 120 miliardi delle vecchie lire, un giorno affermerà:” Mi son sempre chiesto dove il presidente Cragnotti prendesse tutti quei soldi …”
Altri esempi? La Roma di Sensi acquistò dall’Atalanta il portiere Ivan Pelizzoli ( ma che fine ha fatto? Ah si, è il portiere del Padova …) pagandolo 27 miliardi; la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori, il produttore cinematografico che ha prodotto, tra gli altri, il “Postino”( il capolavoro di Michael Radford con un indimenticabile Massimo Troisi ) acquistò Effenberg, Batistuta, Rui Costa, Toldo, Edmundo…
Oggi il calcio italiano racconta un’altra storia. La realtà ci parla di un calcio italiano che,purtroppo, ha perso il prestigio di una volta. Negli anni ’80-’90 eravamo noi a saccheggiare i campionati esteri: Maradona, Van Basten,Platini, Weah, Zidane e Ronaldo venivano da noi perché l’Italia rappresentava il campionato più prestigioso a livello mondiale, oggi inglesi, francesi e spagnoli ci portano via a suon di miliardi i vari Rossi, Balotelli, Sanchez e Pastore.
Perché ci siamo ridotti così? Di chi è la colpa? La colpa va trovata in diversi fattori ….In gestioni sbagliate, in presidenti che scambiavano le banconote da 100mila lire per soldi del Monopoli, in chi, guidato dai sogni, spendeva e spandeva per ritrovarsi poi un giorno in serie B o dinanzi le porte di un Tribunale fallimentare. Negli anni passati si sono ridimensionati nell’ordine piazze quali Napoli, Genova, Roma (sia la sponda giallorossa che quella laziale) e Firenze perché han cercato di competere con quelli che rappresentano da secoli i tre colossi del calcio italiano: Milan, Inter e Juventus. Erano, quelle, società che han voluto fare il passo più lungo della gamba per ritrovarsi, poi, con le ossa rotte e l’odio di una intera “città tifosa” contro …
Un proverbio dice “il tempo è galantuomo” e chi sbaglia, paga (in tutti i sensi …). In quegli anni ( ’80-’90 ), il calcio inglese ( e spagnolo e tedesco) ci guardavano con ammirazione perché, diciamolo, eravamo ricchi, belli ed “esagerati”. Stadi compresi: quando, per esempio, in occasione dei Mondiali ’90, fu costruito a Torino il “Delle Alpi”, l’Italia pallonara era orgogliosa. Era un vero gioiello ed in confronto alcuni stadi inglese, visti in tv, sembravano campetti di terza categoria dove gli “hooligans” scorazzavano “felicemente” come “Attila” Abatantuono amava fare con i suoi “sbabbari” sulla via di Roma.
Dalla strage di Bruxelles, però, il calcio inglese ha “svoltato” e mentre noi, narcisi, ci specchiavamo nella nostra beltà, “loro”, gli inglesi, toccavano il fondo per poi risalire fino a trasformare un hooligan in un “esempio di tifoso” da imitare. Mentre quei famosi “campetti di periferia” sono ora delle vere e proprie macchine da soldi che intrigano sceicchi e ricchi compratori esteri. In Italia, invece, attualmente gli stadi sono diventati dei veri e propri “cantieri all’aperto”, dei pesi nelle gestioni dei presidenti dei club di serie A. Obsoleti e tristemente vuoti. Ah, il Delle Alpi? Demolito …
Insomma, oggi, da una parte c’è il calcio inglese che spende e spande grazie a sceicchi, russi e americani, dall’altra parte ci sono le società italiane che non spendono più perché il salvadanaio è oramai vuoto; o non esagerano nelle spese per paura di fallire miseramente.
Siam quindi destinati a far la fine del campionato belga? Forse no …
Grazie a Michel Platini, presidente della Uefa, dal 2013 dovrebbe entrare in vigore il fair play finanziario. In cosa consiste? Dicasi fair play finanziario, direbbe “Fantozzi” Villaggio, quel regolamento che “ pone un freno a quei trasferimenti, a quegli ingaggi e a tutte le altre spese eccessive che hanno messo in pericolo la stabilità dei club europei nel recente passato … il provvedimento centrale, quello sul 'pareggio di bilancio, diverrà pienamente operativo e prevede che un club non possa spendere più denaro di quanto ne guadagna … i club che non soddisferanno i requisiti necessari,potranno essere sanzionati”.
Morale della favola: chi ha anche un centesimo di debiti, non potrà partecipare alle coppe internazionali. Questa volta, il portafoglio dei vari “Zio Paperone” d’Europa, rimarrà chiusipo. Il 2013 sarà l’anno della verità: squadre che oggi ammiriamo, come Barcellona e Manchester United, che hanno un deficit impossibile da quantificare, potranno ben presto passare dalle stelle alle stalle. Se Platini, davvero, farà applicare questa “legge”che metterà la parola fine alle spese folli e “strane”, il calcio italiano (magari anche grazie a una nuova legge sugli stadi … ) potrà pian piano tornare a sperare …
Massimo Troisi, nel film “Pensavo fosse amore, invece era un calesse”, con il tempo capì che l’ amore per Francesca Neri, era in realtà un … calesse. Il 2013 non è lontano. Noi, aspettiamo “le roi Michel” al varco.
Sarà fair play finanziario o un calesse? Nel primo caso “Scusate il ritardo”, altrimenti “Non ci resta che piangere …”

Marco Giuseppe Zefelippo,

giornalista, attualmente collaboratore per Agicos e profondo conoscitore del pianeta calcio, da quello giocato, a quello, meno "commerciale" delle stanze dei bottoni. Notevole la sua capacità di sottolineare sempre gli aspetti più suggestivi e non scontati delle vicende calcistiche, con pennellate di colore e richiami al mondo del cinema e della cronaca.

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