mercoledì 26 ottobre 2011

“Simpatia” Zeman… “Euforia” Pescara


Zemanlandia sbarca in Abruzzo. Tutti i “why e i because” dello Zdenek – pensiero …



Zdenek Zeman è un uomo di 64 anni. E’ un allenatore di calcio attualmente alla guida del Pescara, in serie B. Per sapere qualcosa di più di questo personaggio, è inutile navigare su wikipedia o legger qualche quotidiano sportivo: il “fenomeno boemo” non si può spiegare. Zeman va interpretato a 360 gradi, bisogna andar oltre i suoi sorrisi silenziosi, oltre la nebbia delle sue sigarette per provar a “leggere”un personaggio in cui uomo e professionista si intrecciano spesso, quasi a fondersi. Perché il 4-4-3 non è un modulo, ma uno stile di vita. Ci han provato in tanti ma nessuno ha realmente saputo dipinger “Zdenko” con il pennello giusto. Quasi nessuno…
Antonio Albanese è un regista e attore comico italiano. Negli anni ’90 balzò alla cronaca per l’imitazione di “Frengo e Stop”, tifoso sfegatato del Foggia. Erano, quelli, gli anni d’oro di Mai Dire Gol ed allo stesso tempo anni magici per i diavoletti pugliesi guidati in serie A dal boemo. Qualche anno fa, Albanese inscenò una sorta di dialogo - monologo in compagnia di Zdenek Zeman. Erano gli anni in cui Zdenko barcollava tra una panchina e l’altra, tra un paese e l’altro, tra una sigaretta … ed ancora un’ altra. Ad un taciturno ma divertito tecnico boemo, “Frengo” si rivolgeva così:” Il mondo non ci capisce…il mondo non sa che quando la tua squadra prende un gol non è un errore della tua squadra o di una eventuale tua tattica, ma una forma di maleducazione della squadra avversaria … il mondo non capisce che la classifica è un modo profondamente sbagliato di misurare il valore delle squadre, secondo terzo o quarto, ma cosa conta?...Tu hai sempre insegnato ai tuoi giocatori che cercare di fermare l’avversario è sleale, così distruggi il gioco, è un’offesa alla bellezza del calcio … Tu hai allenato nella tua carriera una ventina di squadre, in tutto il mondo, sempre con lo stesso modulo … rispettivamente sei attaccanti, due centrocampisti ed in difesa hai sempre schierato due assistenti degli attaccanti avversari ma non ti hanno mai capito … Why? Because tu sei troppo avanti, perché sei troppo vinto dalla bellezza e dalla verità e questo è un mondo senza verità e senza bellezza …”
“Frengo” quel giorno ha preso un pennello ed ha deciso di dipingere Zeman … e lo ha fatto con i colori giusti, arrivando con l’ironia lì dove i “professoroni del giornalismo sportivo”, con i loro “paroloni imbrillantinati” non hanno saputo arrivare. Il quadro dipinto da Albanese è un capolavoro perché racchiude l’idea del calcio “genuino” che è sempre stata dentro di noi, quell’idea di calcio inteso come “divertimento” non macchiato dallo schifo del business dei giorni nostri. Se riflettiamo bene, infatti, Zeman, cosa fa con il suo 4-3-3? Fa semplicemente quello che facevamo noi da ragazzini quando nel cortile sotto casa ( che all’epoca sembrava grande quanto San Siro di Milano … ) inscenavamo partite tiratissime contro i nostri odiosi amici … lo ricordate? In attacco giocavano i più forti, mentre in difesa venivano sacrificati i più scarsi, quelli, per intenderci, senza la fantasia e la classe adatta per gonfiare la rete (immaginaria) della porta avversaria. Ed in porta? Lì, tra uno zaino ed una pietra utili a far da palo, ci andava il classico ragazzino sveglio, il Franco Mancini della situazione, quello, cioè, bravo nelle uscite ed “ingaggiato” anche per sopperire alle lacune dei difensori che non erano dei veri e proprio “poeti” della zona alla Baresi o alla Signorini, per intenderci ….
Ecco Zdenek Zeman è questo: è l’immagine di quel calcio che sognavamo da bambini quando il segno “X” era inteso solo come segno utile a riempire le caselle per giocare a tris e non certo come risultato. Il 4-3-3 è un po’ come quelle squadre spericolate che calcavano i cortili di tutta Italia, e gli undici uomini messi in campo dal boemo hanno la stessa sfrontatezza e poca ( decisamente poca … ) attenzione alla tattica che avevano quei bambini che lottavano per l’onore o per vincere una coca-cola. Ma, come dice Albanese, nessuno capirà mai Zeman, nessuno ricorda che Zeman non ha mai vinto nulla perché non aveva tra le mani i mostri regalati a un Mourinho o ad un Capello, ma ha saputo divertire molto di più lo spettatore rispetto al mago portoghese o alla “mascella di ferro” più famosa del Friuli e nessuno forse riconosce che Zeman ha allenato una ventina di squadre ma nessun tecnico avversario ha ancora capito come fermare il tridente del boemo. Son passati quasi 30 anni, e Insigne sfugge ai terzini delle difese a 4 così come riusciva a Signori nel Foggia dei miracoli negli anni ‘90. E poco importa se in attacco giocano i fenomeni ed in difesa i due assistenti degli attaccanti avversari, quello schema che serve meglio a coprire il campo, come dice Zdenko, è come un flipper impazzito dove veder quella palla schizzar da un’area all’altra vale senza dubbio il prezzo del biglietto.
Il maestro di Praga, laureatosi all’ISEF di Palermo con una tesi sulla medicina dello sport e cresciuto professionalmente sulla panchina del Cinisi (PA), nei dilettanti, nel 1975, è stato nel calcio un po’ come quegli amanti che mettono su storie d’amore bellissime ma poi le vedon sfuggir dalle mani sul più bello: è stato il boemo tra la fine e la metà degli anni ’90, infatti, a consegnar nelle mani di Eriksson e Capello due super squadre come la Lazio e la Roma ormai pronte solo per esser traghettate verso lo scudetto, ma soprattutto è stato Zeman ad aver la capacità – sfortuna di render campioni giocatori sconosciuti per vederli poi consacrare lontano dalle sue panchine. Comincia lanciando Maurizio Schillaci a Latina ( cugino del famoso Totò) che segna 10 gol nell’1984 prima di passar alla Lazio per poi continuare con Salvatore Schillaci, che a Messina nell’ ’88 segna 23 gol ed approda alla Juventus dell’Avvocato. Il capolavoro arriva a Foggia: dopo l’esonero dell’87, nell’89 Pasquale Casillo, il “Re del grano” lo richiama a Foggia dove lancia emeriti sconosciuti verso il Gotha del calcio: il Foggia dopo due stagioni approda in serie A a suon di spettacolo, gol ( ben 67… ) e con in difesa Fornaciari, cugino di Zucchero, il cantante, mentre Manicone passerà all’Inter, Rambaudi, Chamot, Mancini e Signori alla Lazio, Shalimov all’Inter, Baiano e Padalino alla Fiorentina, Petrescu al Chelsea. E se alla Lazio il boemo lancia un giovanissimo Alessandro Nesta al centro della difesa, alla Roma consacrerà definitivamente un Francesco Totti ancora indisciplinato tatticamente e dal lato B troppo pesante per sfondare in serie A…. E poi? Di Francesco e Tommasi sempre a Roma, Jankulovski a Napoli, ad Avellino Contini, Kutuzov e Nocerino, Bojinov e Vucinic a Lecce, a Brescia insegna l’arte del regista a Salamon ( ne sentiremo parlare…) a Foggia consacra Sau e Insigne.
Zeman nella sua carriera ci ha regalato partite memorabili: nel 1990/1991 il Foggia sconfisse un super Avellino del portiere para-rigori Carmine Amato per 5-0 e volò in testa alla classifica, in serie A all’esordio a San Siro Ciccio Baiano fece tremare l’Inter, a Napoli sotto di 3 gol dopo le magie di Careca e Zola, la banda del boemo impattò 3-3. Con la Lazio sconfisse il Napoli 5-1 il Milan 4-0 ed il “suo” Foggia 7-1. Nella Capitale, sponda giallorossa, dà tre schiaffi alla “sua” Lazio mentre con il Napoli, in amichevole, pareggia 1-1 con il Real Madrid: Figo rispose a Di Vicino…
E se dopo circa 20 anni tra un Fenerbache ed una Stella Rossa, un Vignaroli a Salerno ed un Capparella ad Avellino resi-semifenomeni dal boemo, una panchina qua e un anno dopo là, Zeman approda a Pescara, la sensazione che Zemanlandia possa finalmente ripeter il ciclo vincente di Foggia è davvero forte. Il portiere Anania, nel 2004, nell’Avellino allenato da Zeman era la riserva di Domenico Cecere, ora è titolare in Abruzzo. E’ più alto di Franco Mancini del Foggia dei miracoli ma ha la stessa follia nelle uscite. Marco Capuano può esser il nuovo Petrescu della situazione: il Napoli lo avrebbe già bloccato, il Cagliari lo tenta ma Marco continua a deliziare l’ “Adriatico” di Pescara e Ciro Ferrara, ct dell’Under 21 azzurra. L’attacco dei delfini è un crack: Ciro Immobile e Lorenzo Insigne come Ciccio Baiano e Giuseppe Signori? Ciro “il Grande” è napoletano di Torre Annunziata, è cresciuto nella Juventus con il quale ha vinto un “Viareggio” nel 2009 e prima di approdare a Pescara ha un po’ stentato a Siena e Grosseto. Con Zeman è esploso, 8 reti e stessi movimenti di Baiano. Lorenzo Insigne è invece napoletano di Frattamaggiore, è un trottolino “carico” di classe che ha il passo di Gianfranco Zola, il tiro a rientrare di Del Piero ed il dribbling di Totò Di Natale. In una partita del Viareggio 2009, con la maglia del Napoli fece ammattire i difensori del Parma, a Foggia, lo scorso anno con Zeman, mise a segno 19 gol. A Pescara, con la regia del boemo, Insegne ha messo a segno già 4 reti ma soprattutto ha messo in condizione di segnare più volte Immobile e Sansovini, il terzo del tridente, il Rambaudi della situazione, con passaggi che son gocce di poesia. Si racconta che a Napoli, prima di andar in giro a far esperienza, Gargano gli regalò le scarpette con questa promessa: “Non sono un ragalo, ma un prestito…quando tornerai qui da protagonista me le restituirai”. A giugno, Lorenzo “il Magnifico” tornerà a Napoli come vice-Lavezzi.
Nelle ultime partite di campionato il Pescara, posizionato nei piani alti della classifica, ha battuto l’Albinoleffe 5-3, il Brescia 0-3 e l’Ascoli 4-1…”Simpatia” Zeman è tornato, l’ “Euforia” a Pescara è alle stelle e l’ “Adriatico” è diventato un piccolo cortile, con i pali delle porte fatte con pietre e zaini ed 11 ragazzi pronti a divertirsi e vincere, perché l’ X serve solo per giocare a tris …


Marco Giuseppe Zefelippo,

giornalista, attualmente collaboratore per Agicos e profondo conoscitore del pianeta calcio, da quello giocato, a quello, meno "commerciale" delle stanze dei bottoni. Notevole la sua capacità di sottolineare sempre gli aspetti più suggestivi e non scontati delle vicende calcistiche, con pennellate di colore e richiami al mondo del cinema e della cronaca.








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