mercoledì 12 ottobre 2011

Zanetti contro Ibra: quando l’amore per il calcio conta più dei soldi

Javier Zanetti e Zlatan Ibrahimovic, due campioni indiscussi legati da un due caratteri opposti. Punto in comune tra i due l’aver indossato la stessa maglia. Il primo onorandola e rispettandola sempre, l’altro no. E già questa differenza la dice lunga sui due. C’è poi chi suda e bacia da 17 anni sempre la stessa maglia e chi invece si presenta affermando che l’avventura che sta per iniziare è sempre meglio di quelle passate. Nulla da dire sull’ impegno ma anche quì, volendo, si possono tracciare delle differenze. Nonostante entrambi in campo danno sempre il massimo, c’è chi lo fa per la squadra e chi per una soddisfazione personale. In questi giorni di astenuante attesa per la ripresa del campionato le loro dichiarazioni fanno più rumore delle qualificazioni europee. Anche qui i due soggetti mostrano di essere lontani anni luce: se il sornione Ibra dichiara di essere stufo del calcio, il mai domo Zanetti afferma di essere non essere stanco di macinare chilometri ancora per altri due anni e a firmare in bianco un contratto per il terzo. Un professionista che a dispetto della sua età anagrafica non ha ancora intenzione di fermarsi e di mostrare sia in campo che fuori una certa professionalità; così come il giorno del suo matrimonio: una seduta di allenamento prima di presentarsi all’altare. Ibra invece aveva dato segni di insofferenza già qualche settimana fa quando tornato in Svezia per curarsi, oltre alle cure, ha effettuato rigeneranti sedute di caccia all'alce, sport non proprio adatto a chi deve pensare prima di tutto a riposarsi più che a stressare il proprio fisico. Se questo non bastasse poi, una volta tornato in patria richiamato dalla nazionale, prima parla di noia e routine del proprio lavoro (una routine da 10 mln di euro l'anno aggiungo io) e poi, seppur squalificato e quindi incapace di scendere in campo per Svezia - Olanda, chiede al Milan di lasciarlo nella terra natia per lenire il suo stress. Problemi frutto di una sofferenza dalle parti di Milanello, o soltanto il classico 'mal di pancia' di inizio stagione? Chi lo sa, magari un contratto simile a quello di Samuel Eto'o, potrebbe risvegliare in lui la gioia di svegliarsi ogni mattina per compiere l'arduo mestiere di calciatore. Non è di certo facile fare due sedute di allenamenti al giorno, guadagnare milioni di euro e godersi la vita. E' un sacrificio che nessuno vorrebbe mai affrontare nella propria vita. Questo però a noi non è dato sapere, vista la bravura mediatica dei rossoneri a lavare i panni sporchi in famiglia. ARTICOLO DI: PEZZO DI: Giovanni Gagliardi, giornalista e appassionato di calcio, dotato di un particolare acume critico che gli permette di evidenziare gli aspetti meno scontati di tutto ciò che ruota intorno allo sport più bello del mondo.

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