lunedì 8 agosto 2011

Cara Italia pallonara, devi recepire la lezione del derby di Manchester



Due derby a distanza di 24 ore, due fra gli "incroci" più caldi che il panorama calcistico europeo può offrire. Prima Inter-Milan per la Supercoppa italiana nell'insolita cornice di Pechino, e poi Manchester United-Manchester City in quel di Wembley.

Difficile coprirsi gli occhi, difficile non provare un pizzico d'invidia e nostalgia verso il calcio inglese. Prescindendo dalle vittorie, entrambe in rimonta di Milan e United, un dato di fatto appare lampante: l'Inghilterra ci sovrasta calcisticamente e non soltanto dal punto di vista del gioco. Troppo facile infatti prendere atto della differente intensità, del piglio, della volontà, della grinta degli uomini in campo in quel di Londra. Troppo facile rimanere attaccati alla tv per tutti i 90 minuti del match domenicale, a fronte degli innumerevoli sbuffi del giorno precedente (ad eccezione di vere e proprie "ondate"). Inoltre un aspetto non va sottovalutato: a leggere le formazioni è splendido trovare nomi come quelli di Welbeck o Smalling o Cleverley, o Jones, gente che in Italia potrebbe garantirsi una maglia da titolare solo dopo innumerevoli stagioni-gavetta, e che invece viene lanciata subito in campo (o quasi) senza paura da quel mostro sacro di Ferguson. Forse bisognerebbe aprire gli occhi anche perchè diciamoci la verità, viste le difficili condizioni economiche del pallone italiano, sarebbe anche la cosa più semplice e naturale puntare sui giovani. Ma proprio non ci si riesce, e anzi si rimane perplessi al limite dello sbigottimento quando Gasperini fa entrare Faraoni in una finale di Supercoppa italiana.

Dopo questa iniezione di pessimismo, si può tranquillamente affermare che il tempo di riprendersi c'è ed eccome, per poter competere con gli altri Paesi europei. D'altronde negli anni a cavallo tra '90 e 2000 la situazione era probabilmente inversa. Bisogna però smetterla di coprirsi gli occhi ed iniziare a guardarsi intorno con umiltà e con la capacità di fare necessità virtù.

2 commenti:

  1. Io sono sempre piu' felice quando il mio Everton punta su un giovane della Academy invece di comprare un nuovo giocatore. E visto che non abbiamo piu' soldi, sembra che la mia felicita' futura sia assicurata...

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  2. Caro Paul credo che la bellezza e la poesia del calcio sia anche questo: che schifo queste squadre che comprano chiunque a suon di milioni e milioni...mi sembra quasi irrispettoso

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