lunedì 15 novembre 2010

La chiamavano UNIFORMITA'


Fonte: Tuttojuve.com

Improvvisamente negli ambienti televisi sportivi italiani, abbiamo visto spuntare un'immensità di novelli Vujadin Boškov (il famoso allenatore serbo, noto per i suoi "aforismi "calcistici), scatenatisi a proposito dell'intervento di Pepe, sanzionato con il rigore in Juventus - Roma: "Intervento, scomposto, il giocatore salta con le braccia larghe: rigore indiscutibile". Bene, bravi, bis, tutti contenti fuorchè i dirigenti della "Vecchia Signora", lamentatisi, non per la valutazione di Nicola RIzzoli, quanto per un'uniformità di giudizio che in altri casi ha visto prevalere la corrente di pensiero (ormai sembra doversi affidare a questa piuttosto che al regolamento), dell'involontarietà. Marotta tanto per gradire ha citato un episodio molto simile, quello di Boateng in Milan - Palermo, conclusosi in maniera diametralmente opposta all'episodio di Pepe: una considerazione più che lecita, visto che le immagini sembrano dare ragione al massimo dirigente; ma anche qui, pioggia di dissensi per parole giudicate fuori luogo. Alle volte però la ruota gira, e basta aspettare per prendersi delle piccole rivincite: trasferiamoci in terra sarda, dove si affrontavano nel pomeriggio domenicale, il Cagliari del focoso Cellino, contro il nuovo Genoa di Ballardini, prossimo avversario della Juventus. Primo tempo: tiro di Toni, con Astori che devia il pallone esattamente nella stessa maniera di Pepe, con l'unica differenza che il difensore non si trova in barriera per un calcio di punizione. Rigore? Macchè, calcio d'angolo. E allora ecco aleggiare come un fantasma la parola che da sempre in fondo fa tremare la classe arbitrale: Uniformità. Le immagini parlano da sole, anche se qualcuno sopratutto nei salotti televisivi più chic, per tifosi dai palati raffinati, pieni zeppi di opinionisti che fino a qualche anno fa hanno sgambettato sui campi di calcio (qualcuno magari ancora con svariati sassolini da togliersi), ha grottescamente dichiarato l'assoluta diversità dell'episodio: "Toni era troppo vicino, e il giocatore era in movimento". Le immagini parlano da sole, e magari se non si potesse trovare la tanto sognata uniformità, forse sarebbe il caso di rivedere la norma.

Marco Beltrami

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