lunedì 24 dicembre 2012

Conte: "Dopo la Juventus, soltanto l'estero e la Nazionale azzurra"



Fonte: Calcio.fanpage.it

E’ stato un 2012 da incorniciare per la Juventus tornata ad essere una delle formazioni più competitive del mondo. Gran parte del merito va ad Antonio Conte che è riuscito a trasferire la sua mentalità vincente e grintosi ai bianconeri diventati una formazione a immagine e somiglianza del proprio tecnico. In una lunga intervista concessa a Tuttosport l’ex centrocampista della Vecchia Signora si è raccontato tra passato, presente e futuro. In primis un bilancio sull’annata ormai agli sgoccioli:

“Un buon Natale, sì. Un Natale da Conte, in famiglia, tranquillo. Non ho mai avuto sfizi da vip. Sono uno così, semplice semplice. Il bilancio del mio 2012 è più che positivo, sotto tutti i punti di vista. Abbiamo conquistato lo scudetto da imbattuti, siamo arrivati a disputare la finale di Coppa Italia, abbiamo vinto la Supercoppa, concludiamo l’anno in testa alla classifica, negli ottavi di Champions League e nei quarti di Coppa Italia. Insomma, più di così”.

Conte ha voluto ancora sottolineare le imprese della sua squadra raccontando anche i rapporti con le antagoniste e tornando a parlare dei duelli con il Napoli:

“A novembre e dicembre, quando eravamo alla pari con il Milan, a chi mi chiedeva se ce l’avremmo fatta, rispondevo sempre così: per i miracoli ci stiamo attrezzando. In effetti, è stato compiuto qualcosa di eccezionale grazie all’impegno e alla professionalità di tutti, dai dirigenti fino ai giardinieri di Vinovo. Se non avessimo vinto lo scudetto non sarebbe finita in quel modo. Il Napoli è sceso in campo con più rabbia di noi, anche se l’arbitro avesse fischiato il rigore netto su Marchisio. La Supercoppa è stata una partita vinta meritatamente, dominata in maniera netta. Senza discussioni. Il gol di Muntari mi fa venire in mente la rete annullata a Matri. Allegri è un avversario e se c'è una guerra, lo dico in senso lato, diventa un nemico. La guerra esiste anche a livello mediatico, chi meglio la fa più destabilizza l’avversario. Mai detto "mafioso" a Galliami, mai detto. Di Galliani ho grande rispetto perché lo considero un ottimo dirigente calcistico, come lo fu Allodi. Moratti, e' un nemico pure lui nella guerra mediatica di prima. Tutto, però, deve svilupparsi nel rispetto e nell’educazione”.

La Juventus è tornata ad essere antipatica anche grazie allo stesso Conte definito da Andrea Agnelli un vero e proprio fuoriclasse:

“L’avevo anticipato: ridiventeremo antipatici nel momento in cui avremo riannodato il filo con il successo. Perché Lippi, Capello e Sacchi sono mai stati simpatici? In più metteteci la componente Juventus: o la ami o la odi. Stop. Fossi ancora giocatore mi piacerebbe avere un allenatore come Conte. Mi aiuterebbe a vedere il calcio in maniera diversa, il mio calcio lo definirei organizzato. Il peso di un allenatore e' variabile: il 10 %, il 20 % o di più. Dipende da cosa riesce a trasmettere ai giocatori delle sue idee. Io giocavo nelle giovanili del Lecce ma per divertimento facevo l’allenatore della squadra di mio fratello che frequentava le elementari. Vado oltre? Da giocatore sono stato un buon gregario, però non avrei mai potuto raggiungere le vette di un fuoriclasse, di uno Zidane, di un Baggio, di un Del Piero. Ho raccolto il massimo, cinque scudetti, una Champions League, sono diventato capitano della Juventus. Il top del mio top. Da allenatore no: ho sempre pensato di poter arrivare dove non mi sono neppure avvicinato da calciatore. Io il calcio lo studio dal punto di vista tecnico, tattico, psicologico, fisico, gestionale. Se sono a casa, scelgo un libro che mi aiuti nella mia professione. Adesso sto leggendo Open, l’autobiografia di André Agassi, mi agevola per capire come può essere la testa di un campione. Sto pure studiando inglese e devo ammettere che fatico da bestia: però mi serve con gli stranieri per comunicare in maniera corretta, per essere persuasivo sotto il profilo motivazionale. Un buon allenatore deve essere un po’ tutto e non può essere una cosa sola”.

Il tecnico campione d’Italia non ha potuto non parlare della squalifica del calcioscommesse dimostrando la sua solidarietà al Napoli:

“Il primo scudetto da tecnico mi ha regalato una gioia indescrivibile, un trionfo che ha superato in termini di emozioni anche il successo ottenuto in Champions League da giocatore. No, niente e nessuno possono sporcare questa felicità, anche se è stata una vicenda dolorosa che mi ha portato a riflettere e a lavorare su me stesso per costruire qualcosa di positivo. Ora posso tranquillamente affermare di essere più forte, è stata dura. C’è qualcosa che non va nel sistema. Vedere cosa accade al Napoli mi dispiace, non lo trovo giusto. Come sostiene il presidente Agnelli c’è bisogno di una riforma della giustizia sportiva. Io ai giocatori del Napoli darei una medaglia: da quanto si legge, loro ascoltano una proposta e la rifiutano categoricamente. Lo ripeto, questa vicenda ha reso me e la società più forti. Poteva essere un disastro, invece è venuta fuori una compattezza straordinaria e una straordinaria unità di intenti. L’anormalità è diventata ordinaria amministrazione. Anche in questo caso è stato Agnelli a dettare la linea politica a indicare la rotta. Il presidente mi ha fatto sentire più protagonista, più partecipe. Da parte mia, con i giocatori non ho mai accennato a nulla che mi coinvolgesse, le mie grane le ho lasciate fuori dallo spogliatoio

Impossibile non parlare del prossimo imminente mercato che potrebbe riservare numerose sorprese:

“Non so come sia uscito il nome di Drogba. A me nessuno ne ha parlato né tantomeno io l’ho chiesto. Detto questo, si tratta di un fuoriclasse che ha alzato la Champions League ci farebbe comodo. Una frase per convincere Agnelli? Non una frase ma una serie di argomentazioni. Beh fino adesso è stato contento, potrebbe essere ancora più contento. L’egoismo serve alla società per conquistare risultati di prestigio, ma c’è anche l’aspetto dei conti aziendali di cui si è partecipi. Io sono una via di mezzo. Sappiamo cosa ci serve e sappiamo dove intervenire. Sappiamo anche che 50 milioni non li abbiamo da spendere. Ma con la progettualità arriveremo a comprare campioni da 35-40 milioni

In conclusione una battuta sul prossimo impegno in Champions League e anche sull’eredità di Del Piero:

“Il Celtic è da azzannare con la medesima forza del Barcellona o del Real. La presunzione ci ammazzerebbe, dobbiamo volare bassi e stare concentrati. Vincere la Champions? Per i miracoli ci stiamo attrezzando. A parte tutto, non possiamo non credere di andare avanti. Sarebbe un delitto. Siamo lì, lotteremo. Io il sogno lo coltivo. La gestione di Alessandro non era facile e io me ne sono accorto. Sono stato aiutato dal fatto che i tifosi rispettavano lui e me in eguale misura. E’ stato il mio secondo scudetto. E lo ringrazio: quando la palla scottava, Del Piero c’è sempre stato. Il nuovo Del Piero e' Lo zoccolo duro che si è creato, come ai tempi di Lippi. I Padoin, i Caceres, i Giaccherini, i Marrone non li cambio con nessuno, gente che sta fuori e non protesta, gioca e dà il massimo

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