giovedì 17 marzo 2011

Italia Campione del Mondo 2006: quel gusto ritrovato dell'essere Italiani


Fonte: Calcio.fanpage.it

"Alza la Coppa capitano, alza la Coppa, alzala alta al cielo Capitano: perchè questa è la coppa di tutti gli italiani perchè oggi grazie a voi abbiamo vinto tutti, alzala alta perchè oggi è più bello essere italiani": parole indimenticabili entrateci direttamente nel cuore, senza passare per le orecchie, quelle di Fabio Caressa, nel momento in cui il suo omonimo Cannavaro alzava al cielo la Coppa Del Mondo 2006.

Un'emozione indescrivibile, che solo in parte possono spiegare gli occhi lucidi di chi ancora oggi dopo 5 anni e dopo la disastrosa rassegna iridata, si ferma a riguardare in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia le immagini di quella cavalcata trionfale, partita in sordina e finita con un'esplosione di entusiasmo incontenibile per un successo che portava ognuno di noi a gioire ad eultare dimenticandosi i problemi personali e pensando solo all'essere tutti Campioni del Mondo. Una vittoria ottenuta non grazie ad individualità, a talento cristallino (seppur presente nell selezione di Lippi), ma con la forza del gruppo con la voglia di arrivare fino in fondo anche per condividere un'esperienza unica che mai più si sarebbe ripetuta.

Tanti i momenti rimasti indelebili nella memoria dei tifosi italiani, destinati ad essere raccontati negli anni come quelli relativi ai Mondiali dell'82, quasi a testimoniare che NOI azzurri, non sappiamo vincere a mani basse, ma dobbiamo sempre soffrire, combattere e sfruttare gli episodi favorevoli giocandocela fino in fondo: dall'esordio col Ghana vinto per 2 a 0 fino alla gara con gli USA, pareggiata e offuscata dall'assurda espulsione di De Rossi (col timore che compromettesse l'intero Mondiale), squalificato poi per 4 giornate; fino al successo per 2 a 0 con la Repubblica Ceca, con il secondo gol dell'immortale Inzaghi (risultato fondamentale per il primato del Girone E che ci ha permesso di saltare il Brasile).

A poco a poco dopo lo scetticismo iniziale e dopo le tante polemiche che avevano accompagnato la nostra selezione e il suo allenatore in Germania, il popolo azzurro inizia a stringersi attorno ai ragazzi di Lippi, inizia a crederci, a seguire quella squadra che seppur visibilmente inferiore a formazioni come il Brasile o come i padroni di casa, dimostrava di avere quella grinta e quella voglia di vincere giusta per regalare all'Italia ancora emozioni. E allora ecco le partite ad eliminazione diretta, che si dimostrano (quarti di finale a parte, dove gli azzurri schiantano con un secco 3 a 0 l'Ucraina di Sheva), contenitori di brividi e colpi di scena assoluti. Basti pensare agli Ottavi di finale e all'incrocio con l'imprevedibile Australia, giocato in 10 contro 11 per l'espulsione di Materazzi e vinto con un rigore allo scadere di Totti: come dimenticare gli occhi del Capitano giallorosso prima di far partire la sua rincorsa verso il dischetto.

Una rincorsa che continua e che dopo aver superato in scioltezza l'Ucraina, nei Quarti ci porta a quella che rimarrà una delle vittorie più belle e dal sapore più dolce della storia calcistica del nostro Paese, quella con la Germania. Impossibile dimenticare la vigilia del match: i tedeschi, padroni di casa, dati per strafavoriti, anche con l'assurda campagna "pubblicitaria" denigratoria della nostra Nazione e dei suoi prodotti "tipici" (un insieme di luoghi comuni come "mafia, spaghetti, pizza ecc". E poi quell'urlo, quel gol di Grosso "versione Tardelli" che nei supplementari fa esplodere lo "stivale" dopo un match vissuto col fiato sospeso con una nazione intera a spinger il pallone verso la rete avversaria, perche "ai tedeschi una bella lezione sportiva andava data". E poi Cannavaro, che s'immola in difesa, e fa ripartire l'azione, e poi Alessandro Del Piero che insacca sotto l'incrocio, e poi le lacrime, la gioia e quell' "andiamo a Berlino", per giocarci una finale contro la Francia che nessuno si aspettava, che nessuno sognava.

La Francia di Zidane, di Henry, di quel Trezeguet che ci aveva "purgato" agli europei, la Francia insomma da battere ad ogni costo, per "vendicarsi", per completare l'opera, per dimostrare a tutti e sopratutto a se stessi che l'Italia può tornare sul tetto del modo. Tutto il resto è storia, dall' 1 a 1, di Zidane e Materazzi, alla testata di Zidane a Materazzi, fino ai rigori, quei rigori durante i quali tutto si ferma. Tutti in silenzio, occhi negli occhi dei giocatori, orecchie sensibili a sentire l'urlo del telecronista in caso di gol, e gesti scaramantici quando sul dischetto ci vanno gli avversari. E poi quella traversa di Trezeguet, quel pallone che non entra, che fa pensare a tutti noi: "ma allora....ma forse...questo è un segnale....". E poi Grosso, quel Grosso che mentre parte dal dischetto tutti pregano, tutti incitano non lasciandolo solo..e poi quell'urlo per 4 volte: "Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo".

Un'esplosione, una gioia, una voglia di scendere in piazza ad esultare, dimenticando tutto, abbracciandosi forte con la voglia di gridare, di nascondere i problemi (la disoccupazione, il costo della vita, quella Calciopoli che incombe), perchè tutto può aspettare, tutto oggi può essere risolto: siamo campioni del Mondo, SIAMO ITALIANI.

Marco Beltrami

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