giovedì 23 dicembre 2010

Ciao ciao Rafa


Una situazione a pensarci davvero paradossale: un allenatore che lascia una squadra, dopo aver vinto un Mondiale per Club e una Supercoppa Italiana, in pochi mesi e con un campionato ancora assolutamente non compromesso.

Ma che qualcosa non andasse, nella "gestione" nerazzurra di Benitez, si era capito dall'inizio, e per tanti motivi. Dopo il trionfo della scorsa stagione, tutti sapevano che sarebbe stato difficile ripetersi: infatti la squadra nerazzurra, non è un team costruito in maniera tale da aprire un ciclo (vedi il Barcellona, tanto per capirci), ma una compagine formata da campioni, che nel meraviglioso anno trascorso hanno dato tutti il centoventi per cento, spremuti fino all'osso da Josè Mourinho. Proprio quel Mourinho la cui ombra, aleggia ancora in casa nerazzurra e appare indelebile (assurdi i tentativi del buon "Rafa" di cancellare, togliendo le foto dello Special, il ricordo del portoghese), troppo pesante per ogni successore. Con l'arrivo di Benitez tutte le persone calcisticamente competenti, avevano pensato a nuovi innesti, magari giovani con qualche cessione eclatante, studiata per fare cassa (vedi Milito e Maicon, bolliti quest'anno)e per un'iniezione di nuovi stimoli dopo l'appagante Triplete. Certo vendere proprio Balotelli, nonostante la sua voglia di partire è apparso un "non sense" da vecchia Inter. Invece ecco gli infortuni a catena, frutto dei successi ancora pesanti sulle gambe interiste, e l'affidarsi a giovani ancora acerbi come Coutinho e Biabany. Il buon Rafa ha cercato di tirare dritto, nonostante tutto: contro un ambiente che lo ha subito messo sotto accusa, contro la società e il suo Presidente che ha ripreso ad esternare tutti i suoi malumori, e anche contro qualche giocatore (vedi Materazzi). Sinceramente la vittoria del Mondiale per Club è sembrata il trionfo dell'ipocrisia e dei finti sorrisi: basti pensare alla presenza di Capello sugli spalti con il Patron nerazzurro.

Probabilmente Benitez aveva già capito quale sarebbe stato il suo destino ed ecco allora la sua sfuriata, simile anche se dopo un risultato diverso a quella di Mancini di qualche anno fa. Sarebbe stato forse più facile farlo dopo una sconfitta lui l'ha fatto dopo una vittoria, togliendosi anche il "sassolino" di poter andarsene da vincitore, anche lui che in questi mesi ha dimostrato, non ce ne voglia, pochissimo carattere.

Marco Beltrami

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